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PILLOLA DEL GIORNO 36

Perché mi diverte quando accade in classe.... Almeno il primo pezzetto leggetelo tutte e tutti!

TRE RODARI E CENTO STORIE

di Franco Lorenzoni

“Il dialogo è ridere insieme. Il riso è la cosa in più, il dono inatteso. L’al di là della protezione e della sicurezza. Divertitevi con lui, divertitelo, arrivate alla molla del riso scatenato, senza più né senso né misura: è una conquista i cui effetti dureranno per un tempo incalcolabile. E chi non vorrebbe essere ricordato dal figlio come l’uomo con cui si sono fatte quelle risate matte, liberatrici, educatrici… Volete un altro aggettivo? Catartiche”. Questo consiglio fu pubblicato sul Giornale di genitori, rivista del Coordinamento Genitori Democratici, che Gianni Rodari diresse dal 1968 al 1977.

40 anni fa moriva Gianni Rodari, nato a Omegna 100 anni fa, il 23 ottobre 1920 e credo sia particolarmente importante festeggiare oggi un autore ancora molto amato da bambine e bambini, insegnanti e genitori, per quella sua capacità di “sbizzarrire la sua fantasia con lo slancio più estroso e la più felice leggerezza”, per dirla con le parole di Italo Calvino.

Di Gianni Rodari ne individuo almeno tre, tra i tanti che si nascondono nelle sue prose e poesie. C’è il giocoliere di parole, capace di rovesciare ogni senso e convenzione entrando in rapida sintonia con i bambini e facendo risuonare le corde più trasgressive e anarchiche dell’immaginario infantile. C’è il militante comunista che ha in odio le ingiustizie di classe e ritiene che l’arte, anche nell’espressione più elementare della filastrocca, debba essere portatrice di virtù sociali e servire a migliorare un mondo evidentemente ingiusto. C’è infine l’educatore di generazioni di maestre e maestri, che ha girato per decenni l’Italia proponendo e moltiplicando giochi e sperimentazioni linguistiche condensate nella sua “Grammatica della fantasia”, che trabocca di spunti e proposte per giocare intelligentemente a scuola con la lingua.

Della genesi di quel libro, a cui ebbe occasione di partecipare, oggi parlerà Francesco Tonucci, in un webinar promosso dall'INDIRE.

Spero che con l’occasione questo capolavoro di didattica viva venga ristampato e trovi nuova diffusione. Non si capisce perché, infatti, un libro così utile ed efficace sia quasi del tutto ignorato nelle facoltà che formano maestre e maestri di scuola dell’infanzia e primaria. Forse perché, già a pagina 20, afferma che “nelle nostre scuole, generalmente parlando, si ride troppo poco” e “l’idea che l’educazione della mente debba essere una cosa tetra è tra le più diffuse da combattere”.

Tornando ai tre Gianni, c’è una singolar tenzone tra il Rodari uno surreale, che si situa tra le macchine inutili di Munari e i nonsense di Toti Scialoja, e il Rodari due moralista, che racconta ai bambini i mali del mondo. Li osserva il Rodari tre, che si pone questioni attuali e rilevanti sulle responsabilità di noi adulti nel narrare il mondo e creare condizioni in cui si possa sviluppare libertà e creatività nell’infanzia.

Leggendolo con i bambini, trovo che il Rodari due sia più contraddittorio e ottenga risultati alterni. Anche quando si rivolge all’infanzia, infatti, penso che l’arte muova e commuova nel profondo bambine e bambini quando semina inquietudine e moltiplica le domande, come fa magistralmente il nostro autore, ad esempio, ne “L’omino di niente” appena ripubblicato. Lo fa assai meno quando semplifica e spiega ogni cosa, additando con certezza amici e nemici.

Rodari tre è ben consapevole della difficoltà della sua sfida, quando racconta come, nel processo creativo, “si cala, come in uno stampo, ma anche modificando lo stampo stesso, la mia ideologia. Sento l’eco di letture antiche e recenti. I mondi degli esclusi chiedono con prepotenza di essere nominati: orfanatrofi, riformatori, ricoveri per vecchi, manicomi, aule scolastiche. La realtà fa irruzione nell’esercizio surrealistico. In fin dei conti, forse, se il paese musicale diventerà una storia, non si tratterà di una fantasticheria evasiva, bensì di un modo di riscoprire e rappresentare in forme nuove la realtà”.

Ecco, “rappresentare in forme nuove la realtà” è compito educativo primario ancora oggi, ma forse le strade indirette, più lunghe e tortuose, ci portano in territori più interessanti da esplorare.

Cercando anni fa dei versi per un canto con cui accogliere i bambini di prima elementare, con le altre maestre della scuola di Giove abbiamo scelto di musicare questa breve poesia di Gianni Rodari:

Nei mari della Luna

tuffi non se ne fanno:

non c’è una goccia d’acqua,

pesci non ce ne stanno.

Che magnifico mare

per chi non sa nuotare.

Dovevamo accogliere un bambino che a 6 anni non sentiva e parlava appena, così a quelle parole abbiamo dato corpo col linguaggio dei segni, oltre che cantarle. E quel canto, segnato e mimato in coro, è divenuto tratto distintivo della nostra scuola per diverse stagioni, perché di quel magnifico mare senz’acqua, capace di far godere anche chi non sa nuotare, ne avevamo davvero bisogno.


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